Il Sentiero dei Gessi e’ un itinerario di circa 37 km, percorribile a piedi e in mountain bike,  che collega alcuni dei luoghi e affioramenti gessosi di maggiore interesse della vena del gesso dei Monti Frentani.
Il percorso collega i Comuni di Dogliola, Fresagrandinaria, Lentella, San Buono, Furci e Gissi. Inaugurato nel 2024, e’ ufficialmente segnalato fino al comune di Lentella, e sara’ completato entro la primavera 2025.

LA VENA DI GESSO DEI MONTI FRENTANI – I CRISTALLI DI LUNA

In un tempo lontanissimo, circa 5-6 milioni di anni fa, il Mar Mediterraneo si ritrovò isolato dall’Oceano Atlantico in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra. A causa del mancato apporto di acqua oceanica e complice l’aumento delle temperature, iniziò un processo di evaporazione che portò, in circa un migliaio di anni, al quasi totale prosciugamento del Mar Mediterraneo, che si ridusse a poche pozze di acqua salatissima. Così come accade nelle saline, l’evaporazione determinò la precipitazione e la sedimentazione dei sali e dei gessi disciolti nell’acqua marina. Quando lo Stretto di Gibilterra si riaprì, quei sedimenti furono nuovamente sommersi dalle acque marine quasi ovunque, tranne lungo la dorsale appenninica, dove oggi troviamo interessanti affioramenti di gesso.

In Abruzzo, la Provincia di Chieti è quella che presenta gli affioramenti di gesso più consistenti. In particolare sui Monti Frentani, tra il fiume Sinello e il fiume Trigno, sono presenti interi centri abitati costruiti sul gesso e con il gesso, come nel caso di Fresagrandinaria e Gissi, il cui toponimo non lascia dubbi.

Lungo il Sentiero dei Gessi è facile individuare gli affioramenti gessosi, soprattutto in presenza di selenite, ovvero di grandi cristalli completamente trasparenti quando sono in purezza, in tonalità di arancio o gradazioni di nero quando in essi sono disciolti altri minerali come ferro o magnesio. Probabilmente è proprio per questa proprietà di assumere una colorazione simile alla luna, quando irraggiate dal sole, che la selenite prende il suo nome da Selene, l’antico nome greco della luna. Inoltre questi “cristalli di luna” hanno una struttura lamellare a coda di rondine, spesso rinvenibile anche di grandi dimensioni, facilmente riconoscibili per la forma a lisca di pesce o a punta di lancia.

Seppure in maniera minore rispetto alla roccia calcarea, anche la roccia di gesso è soggetta a carsismo, il fenomeno in base al quale le rocce meteoriche mandano in soluzione la roccia scavando doline, inghiottitoi e grotte. Grazie ai ripetuti sopralluoghi nel territorio da parte di appassionati e studiosi locali, coadiuvati da speleologi, sono state individuate almeno sette grotte naturali sparse sui territori di Gissi, San Buono, Fresagrandinaria, Lentella e Furci, che costituiscono senza alcun dubbio il più importante nucleo di grotte di gesso dell’intera regione. Nella maggior parte dei casi queste grotte presentano uno sviluppo modesto, e spesso sono impraticabili poiché interessate da frane. Ma in alcuni casi, come la “Grotta del Lupo o di Ottaviano” nel territorio di Gissi, che con i suoi 300 m di sviluppo è considerata la grotta nel Gesso più estesa della Regione, gli esploratori si sono trovati in stanze con soffitti luccicanti ricoperti da colonie di pipistrelli di ben sette specie diverse.

Molte di queste grotte, come ricordano i nomi che la tradizione popolare gli ha conferito, sono legate a leggende e storie riferite ai briganti, che in esse trovavano un nascondiglio perfetto. Tra gli episodi più noti, ci sono quelli legati alla famigerata Banda Pomponio, che per anni seminò il terrore su un ampio territorio compreso tra la Valle del Trigno e i Monti Frentani. Ancora oggi, c’è chi si aggira tra questi i boschi sperando di trovare i tesori che i briganti nascosero scrupolosamente in queste grotte.