di: Valle del Treste

PALMOLI

Palmoli


Situato su un colle isolato ad un'altitudine di 727 m s.l.m. Palmoli domina la Valle del Treste. Queste zone erano anticamente dominate dal popolo italico dei Frentani e successivamente dai Romani. Le origini dell’insediamento abitativo risalgono all’anno mille quando, a causa di frequenti incursioni, le popolazioni delle campagne decidono di rifugiarsi sul monte sovrastante chiamato Monteverde. La denominazione del monte deriva dal fatto che era coperto di ulivi silvestri dalle foglie di color verde scuro, da qui ha origine il primo toponimo Palmula Monteverde. Nel 1095 viene eretta la torre attorno alla quale si sviluppa sia la struttura fortificata, a guardia della vallata, sia il centro urbano. Nel XII secolo, il borgo di Palmula diviene feudo di due militi, con a capo Filippo Grandinato, esponente di una famiglia longobarda. Nel XV secolo, passa sotto il controllo di Paolo di Sangro per approdare nel XVI secolo ai marchesi di Gagliati, di origini francese. Le caratteristiche medievali di Palmoli si riflettono nella sua struttura, ogni vicolo è un labirinto di archi e sopportici, che stringono insieme le abitazioni come anelli di un'antica corazza difensiva. Inoltre, sono ancora visibili le case-mura, che testimoniano la loro funzione primaria di difesa, insieme alla Porta da Capo, conosciuta come del Ribellino, e alla Porta da Piedi

Punti di Interesse

Il Palazzo Marchesale, noto anche come Castello, rappresenta il simbolo del borgo di Palmoli. Costruito nel XV secolo, attorno alla torre di avvistamento, sorge nella parte più alta del centro storico. Nel 1650, sotto il controllo della famiglia Severino di Napoli, viene trasformato in una residenza gentilizia fortificata. Oggi sede degli uffici del Municipio, mentre, una parte più antica del castello dal 1978 è stata adibita a sede del Museo della Civiltà Contadina, un percorso in cui il visitatore viene immerso nella vita del borgo nei secoli passati, grazie a ricostruzioni accurate arricchite da oggetti originali. Di particolare interesse sono la "pila", un mortaio utilizzato per triturare il peperone rosso essiccato, ingrediente principale nella produzione della Ventricina del Vastese e lo spazio dedicato al cinema, aperto a Palmoli nella prima metà del Novecento, di cui si conservano tre preziosi proiettori. La visita termina sulla torre medievale, osservatorio privilegiato che offre un vasto panorama che spazia dall'Adriatico ai monti del Matese e della Majella. Il complesso include la cappella marchesale di San Carlo Borromeo, caratterizzata da un pregevole portale in pietra del XVIII secolo.

Nel centro storico si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie, ricostruita intorno alla metà del XVIII secolo su un sito che ospitava una chiesa presumibilmente del 1300. Una lapide sopra il portale in pietra scolpita riporta la data del 1780. La torre campanaria antica, parte integrante della chiesa, ha avuto un ruolo difensivo nel borgo fortificato, con una posizione strategica. All'interno della chiesa si trovano un organo settecentesco intagliato e dorato, due particolari acquasantiere con sculture di un serpente e un pesce, e un'urna bronzea che dal 1824 custodisce le reliquie di San Valentino, patrono di Palmoli.

Il territorio di Palmoli è attraversato da strade rurali utilizzate prima del dopoguerra dai contadini per raggiungere i loro terreni. Lungo queste strade, venivano costruite fontane, come la Fonte della Girarda e la Fonte delle Coste, quest'ultima risalente al 1851 e raggiungibile con un percorso che dal Castello attraversa il sottostante Bosco Romelle.

Uscendo dal paese si incontra il Santuario Mariano di Maria SS.ma del Carmine, costruito in stile barocco e tuttora meta di pellegrinaggio. I dati certi sulla sua storia iniziano nel 1583 quando, i frati minori osservanti di San Francesco fondarono il convento accanto al santuario, chiuso definitivamente nel 1886. Inoltre, poco distante dal Santuario nei pressi di Fonte la Casa è presente un importante sito geologico costituito da rocce di arenaria nelle quali sono incastonate migliaia di fossili di conchiglia a testimoniare che in passato l’area costituiva un fondale marino 

 

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