San Giovanni Lipioni
San Giovanni Lipioni si trova nell'estremità meridionale dell'Abruzzo, al confine con il Molise. Situato a un'altitudine di 545 m s.l.m., si adagia sulle colline che sovrastano la valle del fiume Trigno. Tra le principali caratteristiche di questo borgo abbiamo si distinguono le case-mura, costruzioni realizzate per lo più in pietra calcarea tipiche dei borghi fortificati. Le strade che attraversano il borgo sono costellate da sottoportici, gradinate, passaggi arcuati e sotterranei, aggiungendo un fascino unico alla sua architettura. Questi elementi creano un labirinto di vie e passaggi che narrano la storia e l'evoluzione del borgo nel corso dei secoli.
Le origini di San Giovanni Lipioni sono avvolte nell'incertezza, ma evidenze archeologiche indicano la presenza di un antico insediamento italico. A conferma di tale ipotesi, nel 1847, è stato scoperto un importante reperto: una testa di bronzo risalente al III secolo a.C., attualmente esposta presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. In tempi successivi sono state rinvenute anche quattro tombe risalenti al I-II secolo a.C., caratterizzate dalla tipica copertura a cappuccina con tegoloni. Inoltre, gli oggetti di corredo funebre trovati accanto allo scheletro di un uomo adulto rivelano preziose informazioni sulle pratiche sepolcrali dell'epoca.
Le tappe successive della storia di San Giovanni Lipioni sono altrettanto incerte. Il borgo è conosciuto anticamente come Sanctus Johannes a Podio Bacco e durante il Medioevo come San Giovanni Lupino. Nel XVII secolo, il nome viene cambiato nell'attuale San Giovanni Lipioni e si ipotizza che in quel tempo il paese fosse un feudo del duca Giovanni Caracciolo, mentre nel secolo successivo passò sotto la giurisdizione della famiglia Marinelli. Questi frammenti storici testimoniano la ricchezza e la complessità del passato di San Giovanni Lipioni, offrendo uno spaccato affascinante sulla sua evoluzione nel corso dei secoli.
Il fulcro dell'economia locale per molto tempo è stato radicato nelle tradizioni del duro lavoro contadino, in particolare nella produzione di un pregiato olio d’oliva e nel lavoro artigianale. Quest'ultimo era rappresentato dalla produzione di laterizi, ovvero coppi e mattoni pieni, che venivano cotti all’interno delle pincere. Il termine pincera deriva da pince, indica i coppi per i tetti che vi venivano cotti all’interno di fornaci costruite con tecniche ereditate dai Romani e che sfruttavano la ricca disponibilità di argilla nel territorio. Tuttavia, a causa della concorrenza con tecnologie più avanzate, queste fornaci andarono definitivamente in disuso intorno gli anni Cinquanta.
Punti d’interesse
La conservazione dell'impostazione originaria del centro storico, insieme alla presenza di edifici come la Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, contribuisce a mantenere viva l'atmosfera del passato. Questa imponente struttura in pietra domina il nucleo storico del paese, si tratta di un gioiello architettonico costruito nel XVI secolo e rinnovato nella parte interna tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX secolo.
Un'altra gemma di interesse è rappresentata dalla Cappella di Santa Liberata costruita tra il XII e il XIII secolo. Questa antica cappella ha un aspetto sobrio ma elegante, con la facciata in pietra, il portale in stile gotico, che insieme agli elementi decorativi cistercensi aggiungono fascino e raffinatezza alla struttura.
Nei pressi del borgo è situata la Fonte Vecchia risalente al XVI secolo; sebbene soggetta a vari restauri nel XIX secolo e semplice nell’aspetto, questa fontana ha preservato la sua monumentalità. Infine, fuori dal paese, si trova la Quercia monumentale del Lozzi, così chiamata dal nome del suo proprietario. Si tratta di una maestosa roverella con una circonferenza che supera i cinque metri.